E' passata una settimana dalla nostra partenza: sette giorni molto pesanti che vogliamo dimenticare in fretta.
Tanto per cominciare, la storiella della tempesta che passa e gli augelli che fanno festa è durata solo un paio d'ore. L'infingarda, infatti, ci ha fatto una finta per indurci a lasciare la grande baia dove eravamo super protetti e ci ha aspettato al varco, appena ci siamo catapultati in oceano. Giusto il tempo di dire "oibò!" e ci sono venuti addosso una serie di temporali con fiocchi e contro fiocchi, acquazzoni, tuoni e lampi e un vento forte dalla direzione imprecisata. Di preciso c'era soltanto il fatto che, malgrado i numerosi bordi , ce lo trovavamo sempre sul naso. E' passata così la prima notte. Saremmo potuti tornare indietro, ma ormai la inevitabile riluttanza psicologica a partire, lasciando il noto per affrontare l'ignoto, era stata superata e quindi, avanti!
Sono seguiti due giorni mediocri, con vento sempre instabile, che ci ha permesso di avanzare molto poco. Dovevamo vedercela con un mare grosso e confuso, onda stanca ma ancora alta dei giorni precedenti e onda nuova premonitrice del vento futuro: tutto un incrocio assai fastidioso.
A dire la verità non eravamo preparati a un inizio così vivace e l'umore a bordo ne ha un po' risentito: poca voglia di scherzare, poca voglia di parlare, poca voglia di mangiare. Le cartine meteo che spesso prendiamo durante il giorno e le informazioni degli amici che seguono la nostra navigazione da lontano concordavano nell'annunciare l'arrivo di un sud/est molto forte. E' arrivato, e da quel momento ci siamo infilati in una burrasca forza 8, che vuol dire 40 nodi fissi, con un mare spaventoso, furioso, esagerato. A fatica abbiamo mantenuto i collegamenti radio con l'Italia, durante i quali, abbarbicati al tavolo da carteggio, dichiaravamo "tutto bene a bordo"! In realtà avremmo voluto dire che eravamo sballottati, sbalzati da un mobile all'altro, fradici,stanchi, insonnoliti, svogliati,impotenti, ma tanto, tanto speranzosi di uscirne al più presto. Ad aggravare il tutto, dopo poche ore dall'inizio della burrasca, un'onda ha sfondato il laterale della capottina e alcune ore dopo, un'altra onda, trovandosi un bel varco aperto, è salita in pozzetto e ha sfondato anche quello sottovento.
Non esistevano turni: ogni tanto il sonno, che a un certo punto vince su tutte le sensazioni e resistenze, ci permetteva di appisolarci per qualche ora. Mangiare, che parolona! Pezzi di formaggio, di pane e qualche mela. Facendo numeri da circo equestre una volta ci siamo concessi un tè caldo! Luigi e io avevamo già vissuto esperienze (rare) di quel genere, mentre per Davide è stato un "battesimo" piuttosto duro! Penso che se appena appena avesse potuto, si sarebbe infilato un dopiopetto grigio con cravatta a righe e se ne sarebbe tornato immediatamente a fare il manager...
La burrasca è durata 55 ore e vi assicuro che sono tantissime!! Avevamo luna piena, di solito una bellissima compagnia, ma temporali e nubi ce l'hanno celata quasi sempre. Anzi, ogni tanto capitava che la rotonda casta diva spuntasse per qualche minuto lucidando la superficie delle montagne d'acqua e illuminando in modo sinistro le creste bianche frangenti. E Va Pensiero? Pochissimo invelato (una trinchettina) e incurante della furia degli elementi e dello stato d'animo degli occupanti, solcava leggerissimo i cavalloni, assecondandone i movimenti, scrollandosi di dosso i frangenti di passaggio e, soprattutto, mantenendo la rotta per la Polinesia. La fine della discesa del barografo e la conseguente risalita ci hanno fatto capire che il peggio, finalmente, era passato. Dopo le famigerate 55 ore, infatti, il vento ha cominciato a ruotare e a diminuire, stabilizzandosi a nord/ovest. Durante il giorno è apparso il sole, che asciuga e rincuora: proprio le due cose di cui avevamo bisogno!
Miglia non ne abbiamo fatte tante, ce ne mancano circa 1400 a Tahiti o 1200 alle Australi, ma considerando il tostone che abbiamo preso, Luigi è più che soddisfatto. Abbiamo ancora venti dal settore ovest, sui 15 nodi e procediamo a farfalla con randa e genoa tangonato. Siamo sempre tallonati da onde che non mollano, ma nettamente più basse delle altre: ci inseguono e prima di raggiungere la poppa si infilano diligenti sotto la barca, sollevandola e rispuntando davanti alla prua. Alcune, indisciplinate, tentano di salire a bordo, ma è roba di poco conto! Abbiamo messo la lenza per la prima volta e pescato subito una sfortunata lampughina di poco più di un chilo che è finita immediatamente nella pancia di Luigi e di Davide. Oggi grandi lavacri di persone e indumenti e prospettive di pranzetti e cenette da guida Michelin.
Dimenticavo una nota bellissima in mezzo a tutto quel baillame: gli albatros! Grandi, imponenti, eleganti, ci hanno fatto compagnia durante tutta la navigazione, quasi per farci coraggio e per farci sorridere!
A risentirci, amici cari, esco a godermi un meritato tramonto infuocato.
mercoledì 23 aprile 2008
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2 commenti:
Grande letteratura da Irene, come sempre!
Passata è la tempesta ,odo augelli far festa !?!?
Mamma mia, dopo quello che ho letto, non ho idea delle condizioni del mio povero augello !
Siete i miei idoli!
Massimo
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