giovedì 12 giugno 2008

PRIGIONIERI DI UN ATOLLO

I prigionieri siamo noi, l'atollo è Toau, uno dei 76 che compongono l'arcipelago delle Tuamotu.
Siamo arrivati alcuni giorni fa dopo una navigazione notturna tanto veloce ed esaltante quanto turbolenta e ci siamo trovati davanti una passe stretta e poco profonda, con onde in poppa molto alte, incrociate e frangenti e corrente fortissima che si scontrava con la direzione del vento: una situazione ai limiti della gestibilità.

Siamo passati, e al di là dell'inferno ci aspettava il paradiso. L'interno della laguna, calma e accogliente, ha premiato l'audacia dell'entrata. Abbiamo nuotato, passeggiato, goduto della natura tropicale generosa di cocchi e di cuori di palma, ma il vento ha continuato ad aumentare e i temporali a susseguirsi sempre più frequenti.

Il pensiero di Luigi era rivolto principalmente al momento in cui saremmo dovuti uscire nuovamente in mare aperto in quelle condizioni. La passe era assolutamente impraticabile. Dopo tre giorni di "prigionia" (dorata prigionia), la necessità di partire è stata risolutiva. E siamo usciti, questa volta forzando addirittura l'audacia.

La semplice riflessione che ne deriva è che al di là degli schemi fissi e collaudati centinaia di volte (date e percorsi prefissati), le varie crociere che offriamo agli amici sono veramente imprevedibili: alcune all'insegna di bonacce e smotorate interminabili e altre, magari subito dopo, castigate da vento troppo forte, piogge troppo frequenti, mare troppo mosso. Più che imprevedibili, a volte sono implacabili, proprio perchè le date e i percorsi non ci permettono, in alcun luogo, di restare prigionieri troppo a lungo...
Ogni tanto sogniamo di abbandonarci e sottometterci di buon grado alla natura, seguendone i ritmi, quando giustamente essa tenta di dettare legge. Ma questo rimane ancora un sogno, mentre spesso ci troviamo addirittura a sfidarla!

E quindi... fra due giorni saremo a Rangiroa, salutando alcuni amici in partenza e altri in arrivo!!

1 commento:

Anonimo ha detto...

Certo certo... prigionieri. vi immagino proprio li con i calli alle mani e Gigi che sbuffa come una pentola di fagioli.
E io che adesso devo andare sulla Mi Venezia in mezzo a camion? Di cosa sono prigioniero? Di me stesso o della vita?

Baci